È notte e un misterioso personaggio dorme nel suo letto. Nel silenzio, si sente solo un gufo bubolare, fuori dalla finestra. Un occhio si apre, ed è allora che il personaggio comincia a sognare. In questo libro senza parole (ma con qualche onomatopea), l’illustratore svizzero Ronald Curchod esplora l’altra vita che ciascuno di noi vive mentre dorme. Il protagonista visita paesaggi assurdi e misteriosi, passando da una scena all’altra senza soluzione di continuità (proprio come nei sogni), in un vortice di incontri bizzarri e sensazioni vertiginose. La narrazione ha uno stile cinematografico: come un regista, Curchod alterna immagini a colori e atmosfere dai toni seppia e mette in scena il viaggio onirico del suo personaggio utilizzando diverse inquadrature. Pagina dopo pagina vediamo alternarsi campi lunghi, primissimi piani, zoomate su piccoli dettagli; e ogni dettaglio può diventare un varco per un nuovo mondo da esplorare. Le illustrazioni fantasiose o inquietanti, buffe o suggestive strizzano l’occhio alle più svariate tradizioni culturali: la casa che sorge capovolta sull’improbabile sporgenza di un aspro promontorio e il laghetto azzurro disseminato di soffici nuvole bianche ricordano i quadri surrealisti di Magritte; la scena in cui il personaggio mangia un fungo luminescente rievoca il viaggio onirico di Alice nel Paese nelle meraviglie; e quando il protagonista, inquadrato di profilo, salta da una lastra di ghiaccio all’altra senza cadere in acqua somiglia molto agli eroi dei più iconici videogiochi degli anni Ottanta e Novanta, come Super Mario e Sonic. Il personaggio corre, salta, si arrampica, plana, vola senza una destinazione chiara, incontrando, tra gli altri, un orco peloso e dinoccolato, un ombrello-pipistrello e un’intera tribù che vive sulla testa di un orso polare. Per quanto sembri sconclusionato, il sogno lascia il segno, poiché lungo il percorso il protagonista va incontro a una serie di trasformazioni progressive: assaggia dei peli e gli spunta una barbetta da capra, ruba l’occhio di un gatto e lo usa al posto del suo, mangia il fungo magico e diventa bianco e splendente come la luna. Infine, mentre plana sulla città addormentata, il bubolare del gufo cede il passo ad altri rumori: il ticchettio di un orologio, il miagolio di un gatto. È giunta l’alba, e il suono del cucù decreta la fine del sogno, mentre la luce e i colori si riversano lentamente nella camera da letto. Sono le sette: è ora di tornare alla vita del giorno. Età di lettura: da 5 anni.
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