Francoforte, 1963. In una gelida Domenica d’Avvento, Eva Bruhns, giovane interprete dal polacco, riceve una inattesa telefonata dalla sua agenzia. In un ufficio al centro della città, dove pare stiano approntando le carte per un processo, hanno urgente bisogno di un interprete. Giunta sul posto, Eva tira fuori il suo taccuino per tradurre le parole del signor Josef Gabor, da Varsavia. La giovane si aspetta di avere a che fare con le solite cause legali per risarcimento danni. Ma, con stupore, deve ricredersi: Josef Gabor parla di tragici avvenimenti accaduti nel 1941, di prigionieri asfissiati dal gas, di baracche e campi di reclusione. Fatti ignoti a una ragazza tedesca del 1963. Nei giorni successivi, Eva dovrà fare i conti col trauma proprio dei figli della generazione del Terzo Reich, la scoperta della Shoah e dell’orrendo crimine perpetrato dai nazisti. Un crimine di cui non soltanto sono ancora ignoti numerosi autori, ma che è stato colpevolmente taciuto e rimosso in ogni casa tedesca, nei lunghi anni del dopoguerra. Annette Hess consegna al lettore, attraverso l’accurata ricostruzione dei processi di Francoforte, un autentico ritratto della Germania post-bellica.
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