«Io non diventerò una rockstar. Diventerò una leggenda.» Così diceva Freddie Mercury prima di conoscere Brian May, Roger Taylor e John Deacon. E aveva ragione: oggi, a oltre trent’anni dalla sua morte, l’amore che i suoi fan hanno per lui è ancora vivo e sterminato. Ma ogni leggenda è accompagnata da verità e bugie, certezze e insinuazioni, notizie vere o presunte. E se questo è vero per il periodo in cui Freddie è rimasto sotto i riflettori come lead vocalist dei Queen, lo è ancora di più dal momento in cui per l’ultima volta è sceso dal palco dopo un concerto con gli altri tre. I 1.933 giorni trascorsi dall’esibizione di Knebworth Park all’ultimo saluto nella sua camera da letto a Garden Lodge sono i meno raccontati – di sicuro i meno noti – della storia di Mercury. Eppure, negli ultimi anni di vita Freddie ha composto alcune delle sue canzoni più belle, ha realizzato il sogno di interagire con una divina della lirica, ha interpretato con la sua superba voce brani indimenticabili malgrado la malattia stesse ormai per prenderselo. In questo libro Roberto De Ponti raccoglie le notizie frammentarie degli ultimi anni della vita di Freddie e le scarne informazioni rilasciate da chi davvero gli è stato vicino, setacciandole senza scadere nel morboso, scremando la sua storia da falsità e da illazioni. Per dimostrare, se mai ce ne fosse bisogno, che l’epigramma riservatogli dall’amico Brian May è la perfetta sintesi dell’essenza di Freddie: «Lover of life, singer of songs». Amante della vita, cantante di canzoni. Un libro essenziale per ogni fan di Freddie, che racconta il crepuscolo del cantante e l’alba del mito.
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