Questo volume raccoglie alcune delle più drammatiche audizioni di Falcone e Borsellino: le prime (luglio-agosto 1981) rese nell’ambito delle polemiche dei magistrati con il nuovo capo dell’Ufficio istruzione di Palermo, Antonino Meli, quanto al "disarmo dell’antimafia". Le seconde rese in merito alle "accuse mosse da Leoluca Orlando a Falcone sul suo operato" (Falcone, ottobre 1991) e in merito a "Mafia, affari e politica: tra fuga di notizie, ecc." (Borsellino, dicembre 1991). Queste ultime possono considerarsi una sorta d’inconsapevole testamento, visto che entrambi sarebbero morti solo dopo pochi mesi. Testi ancora inediti nella loro integrità e poco conosciuti. Al di là del valore di documento storico, essi hanno un valore esperienziale – un valore ‘letterario’ in quanto trattano della condizione umana, e quindi sono in qualche modo ‘patrimonio di tutti’. Si tratta infatti del destino di una sorta di Dioscuri moderni, Falcone e Borsellino, coetanei, nati nello stesso quartiere della Kalsa a Palermo, amici sin dall’infanzia durante le tante partite di calcio… Molti gli spunti di riflessione su cui soffermarsi con Ilio Mannucci Pacini, Presidente della Corte d’Assise di Milano, in merito a una storia umana straordinaria.
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