«Genesi e struttura della società è l'ultima opera di Giovanni Gentile, nata da un corso universitario, pubblicata postuma nel 1946. Scritta tra l'agosto e il settembre del 1943, di fronte ai fatti tragici di quei mesi, Gentile la propone "a sollievo dell'animo in giorni angosciosi per ogni Italiano", ma anche "per adempiere un dovere civile", in vista dell'"Italia futura" per la quale afferma di aver speso "tutta la vita". L'autore vi riprende i temi che aveva posto in una delle sue opere fondamentali, Lo filosofia di Marx (1899), laddove aveva affrontato Marx come punto inevitabile dello studio della storia della filosofia riconoscendone anche alcune verità. Gentile riflette a lungo sul rapporto fra individuo e società, uno dei nodi cruciali del Novecento, quando i totalitarismi, sia quelli di destra che quelli di sinistra, hanno tentato di diluire il singolo nella collettività. Accanto all'umanesimo della cultura - e questo è forse uno degli elementi di maggiore novità - c'è l'umanesimo del lavoro. Il lavoro non è solo un fatto salariale ma è una delle più alte espressioni dello spirito umano. "Lavora da uomo, con la coscienza di quel che fa, ossia con la coscienza di sé e del mondo in cui egli s'incorpora. Lavora cioè dispiegando quella stessa attività del pensiero, onde anche nell'arte, nella letteratura, nell'erudizione, nella filosofia, l'uomo via via pensando pone e risolve i problemi in cui si viene annodando e snodando la sua esistenza in atto"...» (Dall'Introduzione di Gennaro Sangiuliano)
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